Fibromatosi uterina
I leiomiomi dell'utero, più comunemente chiamati fibromi, sono tumori benigni della muscolatura liscia che tipicamente originano dal miometrio.
Sono i tumori più frequenti dell’apparato riproduttivo nelle donne in età fertile: si possono osservare nel 30-50% delle donne in età riproduttiva, non sono quasi mai stati riportati casi prima del menarca e si sviluppano raramente dopo la menopausa.
Di forma “tondeggiante” si presentano di colore biancastro e consistenza prevalentemente elastica.
Possono variare in volume da piccoli noduli a masse che occupano quasi tutta la pelvi.
Non possiedono una vera e propria capsula, ma è separato dal miometrio circostante da un limite che costituisce un buon piano di clivaggio durante l’intervento chirurgico.
Molti leiomiomi hanno uno scarso apporto vascolare , che può determinare processi degenerativi e infartuali.
In base alla loro posizione si distinguono in:
I miomi sottomucosi sono ulteriormente suddivisi in G0 – mioma a totale sviluppo all’interno della cavità uterina, G1 – mioma con sviluppo maggiore del 50% all’interno della cavità uterina e G2 – mioma con componente endocavitaria inferiore al 50%.
Sebbene siano spesso asintomatici, i leiomiomi possono causare in molte donne sintomi debilitanti come sanguinamento uterino anomalo, dolore addominale, minzioni frequenti, stipsi, dispareunia, infertilità, abortività e parto prematuro.
I miomi di maggiori dimensioni e quelli sottosierosi peduncolati possono infine esercitare compressione verso gli organi vicini o torcersi sul proprio peduncolo dando origine ad un quadro di addome acuto.
I leiomiomi dell’utero sono spesso individuati con la visita per il riscontro di un utero aumentato di volume, spesso a contorni irregolari.
Il primo approccio alla paziente con sospetto di patologia uterina è l’ecografia transvaginale.
Il classico aspetto ecografico del leiomioma è dato da una massa uterina, che provoca una deformazione del contorno del viscere, e varia dall’ipo all’iperecogenicità a seconda del rapporto tra tessuto muscolare e connettivo e della eventuale presenza di processi degenerativi. I leiomiomi hanno pattern vascolari caratteristici, che possono essere identificati con il color-Doppler. Tipicamente si visualizza un anello di vascolarizzazione periferica dal quale generano pochi vasi che penetrano all’interno del mioma. Un’altra tecnica diagnostica è la risonanza magnetica nucleare particolarmente quando lo studio del viscere uterino è reso difficoltoso per la presenza di anomalie dell’anatomia pelvica o per l’habitus della donna.
La scelta di intraprendere un trattamento si basa principalmente sulle dimensioni, sulla sintomatologia, sull’età della paziente e sul suo eventuale desiderio di prole. Attualmente sono disponibili diversi approcci terapeutici che vanno dalle terapie mediche ai trattamenti chirurgici. Questi ultimi includono tecniche tradizionali come l’isterectomia e la miomectomia (isteroscopica, laparotomica o laparoscopica), e nuovi approcci come l’embolizzazione delle arterie uterine e il trattamento con ultrasuoni focalizzati sotto guida RMN.